giovedì 26 settembre 2013

Canaglia e canagliette

«Ovviamente, dal punto di vista della democrazia, che si regge sulla forma, con la sceneggiata di queste dimissioni i deputati e i senatori del Pdl non rispondono più agli elettori  ma solo a Berlusconi che li legittima, sono servitori di un uomo e non di una politica e hanno definitivamente sepolto la funzione nobile del rappresentante di quella parte del Paese che si riconosceva in un progetto politico di centrodestra sia pure inficiato dal conflitto di interessi e dal porcellum elettorale».

Insomma si tratta proprio di canagliette al servizio di un pregiudicato, senza nessuna dignità, che rinnegano quella dignità che, indipendentemente dal valore personale di ciascuno di loro, deriva dal fatto di aver ricevuto un'investitura elettorale da parte del popolo italiano, che li ha chiamati a rappresentarlo, quale che sia la legge elettorale in virtù della quale sono stati eletti.
Ma, guardando le cose da un punto di vista più rispettoso del realismo critico della storia di questi ultimi anni, tramite la sceneggiata eversiva, vergognosamente eversiva, che tuttavia degrada inesorabilmente a gazzarra farsesca, che ieri è stata celebrata nell'assemblea dei parlamentari del Pdl, ne risulta svelata impietosamente la fine essenza della legge elettorale vigente, altrimenti detta appunto porcellum: l'investitura non è elettorale, poiché il procedimento elettorale, con questa legge, assolve ad una funzione meramente formalistica, nel deteriore senso di questo aggettivo, né proviene dal popolo italiano, che questa legge asservisce a mero strumento dell'operatività di tale procedimento al fine di produrre effetti perversi, ma proviene dal partito, nelle liste del quale queste canagliette sono stati eletti; il quale partito, però, nel caso del Pdl, si riassume senza residui nel suo padrone; e a questo padrone le canagliette infatti puntualmente rispondono, subordinando le proprie sorti di rappresentanti formalistici del popolo al volere del padrone, ad nutum domini si sarebbe detto in altri tempi.
E infatti, se così stanno le cose, si arriva dritti dritti a questa conclusione:

«Ebbene ieri sera quando Berlusconi ha misurato il suo dolore evocando l'insonnia e la gastrite, quando ha gridato "non voglio essere fatto fuori dalla Storia", quando ha chiesto loro di farsi saltare in aria come in una parodia della Jihad, quando insomma ha recitato il proprio epicedio, i burattini inanimati hanno applaudito lui e hanno seppellito se stessi».

 Mi domando come coloro che li hanno votati non meditino su quel che hanno fatto nella cabina elettorale e non se ne vergognino anche un po'.

I testi tra virgolette sono tratti da F. MERLO, I kamikaze del Cavaliere, ne La Repubblica di oggi 26 settembre 2013, pp. 1 e 31.





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